La casa senza ricordi

La casa senza ricordi
Donato Carrisi

Longanesi, pubblicato nel 29 novembre 2021
400 Pagine

Un bambino intrappolato nella sua mente, nella "stanza perduta", incapace di uscirne. Un ipnotista che dà la caccia a un altro uomo che sa come manipolare le menti.

C'è un posto dentro di noi, remoto e sconosciuto. Gli ipnotisti lo chiamano "la stanza perduta". Nessuno sa esattamente dove si trovi o come ci si arrivi. È una specie di ripostiglio dove negli anni accantoniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o le scorie del nostro inconscio. Di solito, le cose più segrete che, a volte, perfino noi ignoriamo o ci rifiutiamo di vedere.

Quanto è affascinante la mente umana. Quanto è infinitamente indecifrabile e quanto può far paura, soprattutto quando non abbiamo il controllo su di essa e ci si ritrova ad essere spettatori di azioni compiute da noi ma che sembrano essere manovrate da qualcun'altro.
Carrisi nel suo nuovo romanzo ci apre a queste riflessioni con una nuova storia che ha del l'inquietante dal principio.

Una donna si sveglia ogni notte alla stessa ora e si reca, inspiegabilmente, sempre nello stesso posto. Proprio lì la donna ritrova un ragazzino smarrito. Si tratta di Nico, precedentemente scomparso.
Nico sembra stare bene, ma non parla, non ha memoria.
Anche sua madre è scomparsa, e quindi, chi si è preso cura di lui?

Per entrare in contatto con Nico e scoprire così la verità, viene chiamato l'addormentatore di bambini, Pietro Gerber. Inizia così un duro percorso di ipnosi, ma appena il bambino entra in trance e inizia a parlare, qualcosa di inquietante si verifica. Sebbene la voce sia quella di Nico, la storia che racconta non è la sua.

Iniziare a leggere un romanzo di Donato Carrisi, per me, vuol dire sapere a priori di dover stare all'erta, perché vengo immediatamente catapultata in un'altra dimensione dove il brivido è dietro l'angolo e la tensione che riesce a farmi provare solo con le sue parole è unica. Se aggiungiamo a questo il fatto che trovo poche cose affascinanti come il funzionamento della mente umana e le sue sfumature oscure, ecco spiegato perché Carrisi occupa da tempo una postazione privilegiata nel mio cuore.
Perché lui nel raccontare il lato oscuro dell'uomo è veramente un maestro.

Carrisi ci parla così di bene e di male, due poli opposti che però non sempre sono così definiti. Il confine è sottile, e lo fa attraverso alcuni passaggi che mettono i brividi.

Altrettanto interessante è l'argomento ipnosi, e Carrisi ne parla in maniera comprensibile anche a chi non mangia pane e psicologia, tutto risulta molto chiaro, e oltre al caso principale di Nico di cui si sta occupando Pietro Gerber, l'autore arricchisce la storia facendo riferimenti al passato da ipnotista di Gerber e ad altri suoi casi che ci permettono di entrare in contatto maggiormente con la dimensione quasi onirica della sua professione.

Nessuno è disposto a credere alle storie dei bambini.

Quando si mette in scena la combo thriller/bambini è come se l'atmosfera si respirasse già inquietante a priori. Anime innocenti che spesso invece, tra le pagine, vestono i panni di personalità conturbanti. Questo perché immaginare i bambini come "non puri" è lontano dalla nostra visione comune, ed è forse per questo che il contrasto ci sembra netto e maggiormente spaventoso.

Perché a volte i bambini nascondevano verità agghiaccianti. Ed è il caso di Nico, questo ragazzino di dodoci anni su cui Carrisi costruisce un personaggio degno dei film horror, che riesce a risultare terrificante anche solo con la sua presenza in una stanza. Sono riuscita a figurarmelo davanti agli occhi dalla sua prima apparizione, con le sue palpebre che mai si abbassano.

Una storia raccontata con uno stile in grado di inquietare e trascinare, dove i capitoli brevi che finiscono sempre sul più bello o lasciando una lieve tensione rendono impossibile non proseguire.

Ho girato l'ultima pagina completamente soddisfatta, un finale come quelli a cui Carrisi ci ha abituato, che ti mantiene lì, che ti fa pensare e ripensare a ciò che hai letto, un finale che non vuole dare risposte ma offre domande, domande alle quali chissà se qualcuno potrà mai dare risposte. L'unica cosa certa è che vorrei tanto avere il numero di Carrisi per potergliele porre!
Consigliato, consigliatissimo (ma dopo aver letto La casa delle voci)

La casa senza ricordi
Donato Carrisi

Longanesi, pubblicato nel 29 novembre 2021
400 Pagine

Un bambino intrappolato nella sua mente, nella "stanza perduta", incapace di uscirne. Un ipnotista che dà la caccia a un altro uomo che sa come manipolare le menti.

C'è un posto dentro di noi, remoto e sconosciuto. Gli ipnotisti lo chiamano "la stanza perduta". Nessuno sa esattamente dove si trovi o come ci si arrivi. È una specie di ripostiglio dove negli anni accantoniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o le scorie del nostro inconscio. Di solito, le cose più segrete che, a volte, perfino noi ignoriamo o ci rifiutiamo di vedere.

Quanto è affascinante la mente umana. Quanto è infinitamente indecifrabile e quanto può far paura, soprattutto quando non abbiamo il controllo su di essa e ci si ritrova ad essere spettatori di azioni compiute da noi ma che sembrano essere manovrate da qualcun'altro.
Carrisi nel suo nuovo romanzo ci apre a queste riflessioni con una nuova storia che ha del l'inquietante dal principio.

Una donna si sveglia ogni notte alla stessa ora e si reca, inspiegabilmente, sempre nello stesso posto. Proprio lì la donna ritrova un ragazzino smarrito. Si tratta di Nico, precedentemente scomparso.
Nico sembra stare bene, ma non parla, non ha memoria.
Anche sua madre è scomparsa, e quindi, chi si è preso cura di lui?

Per entrare in contatto con Nico e scoprire così la verità, viene chiamato l'addormentatore di bambini, Pietro Gerber. Inizia così un duro percorso di ipnosi, ma appena il bambino entra in trance e inizia a parlare, qualcosa di inquietante si verifica. Sebbene la voce sia quella di Nico, la storia che racconta non è la sua.

Iniziare a leggere un romanzo di Donato Carrisi, per me, vuol dire sapere a priori di dover stare all'erta, perché vengo immediatamente catapultata in un'altra dimensione dove il brivido è dietro l'angolo e la tensione che riesce a farmi provare solo con le sue parole è unica. Se aggiungiamo a questo il fatto che trovo poche cose affascinanti come il funzionamento della mente umana e le sue sfumature oscure, ecco spiegato perché Carrisi occupa da tempo una postazione privilegiata nel mio cuore.
Perché lui nel raccontare il lato oscuro dell'uomo è veramente un maestro.

Carrisi ci parla così di bene e di male, due poli opposti che però non sempre sono così definiti. Il confine è sottile, e lo fa attraverso alcuni passaggi che mettono i brividi.

Altrettanto interessante è l'argomento ipnosi, e Carrisi ne parla in maniera comprensibile anche a chi non mangia pane e psicologia, tutto risulta molto chiaro, e oltre al caso principale di Nico di cui si sta occupando Pietro Gerber, l'autore arricchisce la storia facendo riferimenti al passato da ipnotista di Gerber e ad altri suoi casi che ci permettono di entrare in contatto maggiormente con la dimensione quasi onirica della sua professione.

Nessuno è disposto a credere alle storie dei bambini.

Quando si mette in scena la combo thriller/bambini è come se l'atmosfera si respirasse già inquietante a priori. Anime innocenti che spesso invece, tra le pagine, vestono i panni di personalità conturbanti. Questo perché immaginare i bambini come "non puri" è lontano dalla nostra visione comune, ed è forse per questo che il contrasto ci sembra netto e maggiormente spaventoso.

Perché a volte i bambini nascondevano verità agghiaccianti. Ed è il caso di Nico, questo ragazzino di dodoci anni su cui Carrisi costruisce un personaggio degno dei film horror, che riesce a risultare terrificante anche solo con la sua presenza in una stanza. Sono riuscita a figurarmelo davanti agli occhi dalla sua prima apparizione, con le sue palpebre che mai si abbassano.

Una storia raccontata con uno stile in grado di inquietare e trascinare, dove i capitoli brevi che finiscono sempre sul più bello o lasciando una lieve tensione rendono impossibile non proseguire.

Ho girato l'ultima pagina completamente soddisfatta, un finale come quelli a cui Carrisi ci ha abituato, che ti mantiene lì, che ti fa pensare e ripensare a ciò che hai letto, un finale che non vuole dare risposte ma offre domande, domande alle quali chissà se qualcuno potrà mai dare risposte. L'unica cosa certa è che vorrei tanto avere il numero di Carrisi per potergliele porre!
Consigliato, consigliatissimo (ma dopo aver letto La casa delle voci)
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